“Nessuno ti insegna ad essere genitore” mi viene spesso detto dai genitori in consulenza, ma ad esserlo lo apprendi nel vivere ogni giorno questa esperienza direttamente con i tuoi figli.
“Agendo in questo modo a quell’atteggiamento, faccio bene o faccio male?”
IL MESTIERE DI GENITORE
Cari genitori, ho pensato di dedicarvi questo spazio per riflettere insieme a voi sul mestiere di genitore.
Sono tanti in questi anni i quesiti, i dubbi e le richieste rivolte a me in qualità di esperta, in relazione a come comportarsi per crescere ed educare figli sereni, rispettosi e consapevoli.
Molteplici sono le energie che quotidianamente investiamo nello svolgere questo ruolo. Parlandone un po’ insieme, potrete trovare spunti per riflettere, pensare e fare, provando a sperimentare strategie più funzionali ed efficaci, per essere genitori sempre più consapevoli, sereni e appagati dallo svolgimento di questo speciale “mestiere”.
Questo termine, utilizzato sempre piu’ di frequente, vuole proprio rendere il senso della mole di competenze umane, esperienziali, formative e personali che richiede l’essere genitore, per come lo intendiamo oggi.
Per riflettere insieme, quindi, periodicamente affronterò una tematica con suggerimenti, per aiutarvi ad aumentare le vostre competenze nel fare e nel pensare, sentendovi sempre più genitori sicuri ed efficaci.
COME FARSI UBBIDIRE SENZA USARE METODI COERCITIVI?
“Mio figlio è molto impegnativo!”
“Quando fa i capricci vado in tilt e non so più che fare!”
“Non mi ascolta mai!”
“Mio figlio è tremendo: fa quello che gli dico solo quando urlo!”
Queste parole esprimono lo sconforto, la fatica o il sentimento di impotenza che accompagna l’educare i figli. Queste frasi però raccontano anche di quanto le etichette che usiamo, le visioni esagerate che creano in noi emozioni di rabbia, colpa, tristezza, bloccano le nostre risorse, le nostre capacità di riflettere e quindi agire in modo efficace.
Ogni situazione è di per sé neutra, siamo noi ad attribuirne un significato positivo o negativo, in base a come la “pensiamo” e interpretiamo.
Imparare ad esercitare l’autocontrollo con attribuzioni efficaci, a restare consapevoli della funzione del nostro ruolo, utilizzando in modo proficuo i nostri vissuti emotivi, grazie all’uso di tecniche assertive di rinforzo in merito al comportamento del nostro bambino, ci aiuta a relativizzare, riconoscendo che NON E’ SBAGLIATO O CATTIVO IL NOSTRO BAMBINO O NOI COME GENITORI, ma è il suo o il nostro atteggiamento e/o comportamento, in quella situazione.
Permettendoci di andare oltre le nostre paure, aspettative, dubbi e insicurezze personali, riusciremo ad accedere alle risorse sempre presenti in tutti noi, di cui spesso non siamo consapevoli per primi, proprio perché appannate da tali carichi emotivi.
Proviamo quindi a:
1. Prenderci una pausa quando siamo stanchi e sovraccarichi;
2. Svolgere attività piacevoli per ricaricarci;
3. Imparare a parlare a noi stessi, esercitando l’autocontrollo (è un “muscolo” che si può allenare!);
4. Usare pensieri più efficaci, non generanti rabbia, ansia o impotenza;
5. Imparare a usare “messaggi IO” e non “messaggi tu” (cioè partendo da me e non da te-figlio);
6. Usare le nostre emozioni per metterci in contatto con nostro figlio;
7. Provare a metterci nei panni di nostro figlio e cercare di capire se vede le cose in modo diverso da noi (potremmo renderci conto che esiste un punto di vista diverso e che possiamo capire);
8. Usare la sgridata-castigo solo se serve (ma che sia breve e comprensibile), ricordandoci comunque di rinforzare la sua autostima e confermare il nostro amore (perché per i bambini non e’ così scontato dopo una litigata);
9. Sostenerci, facendo in modo di essere una reciproca risorsa per il nostro partner, pur esprimendo le nostre differenze.
LA PSICOLOGA CONSULENTE DEL SONNO PERSO dei bambini e dei loro genitori!
“Adoro il mio bambino, ma ormai di notte non si dorme più”
Appena lo metto nel suo lettino urla e piange”
“A volte penso di non essere un buon genitore, come gli altri…”
Queste sono alcune frasi che esprimono lo sconforto, la stanchezza e il senso di impotenza, riportati da alcuni genitori nel dover gestire un momento molto importante dall’arrivo del loro bambino: quello del sonno.
L’arrivo di un figlio porta solitamente una grande gioia, ma richiede anche l’investimento di tante energie, quindi tanta fatica e possibili turbamenti emotivi.
E’ normale per molti bambini che il loro sonno sia caratterizzato da numerosi risvegli nel corso della notte nei primi anni di vita (per malesseri fisici, situazioni emotive temporanee, cambiamenti, ecc.). Per cui è normale che i bambini ogni tanto si risveglino, ma se ciò succede con questa frequenza il genitore che solitamente dorme quasi tutte le notti è in grado di sostenere le interruzioni del sonno con serenità. Quando invece i risvegli si presentano tutte le notti e per numerose volte, la situazione può divenire critica.
Quindi può capitare di incontrare genitori talmente disperati, nervosi e affaticati per le ore di sonno perse a causa del loro bambino, che vanno alla ricerca di rimedi quasi miracolosi, altri genitori che non ne parlano perché ammettere le proprie difficoltà credono significhi non essere un buon genitore o ancora altri genitori invece disposti quasi a immolarsi per la causa, rassegnati a dormire quando il piccolo sarà maturo.
Numerose ricerche dimostrano che la carenza prolungata di sonno ha effetti negativi sia sull’adulto (nervosismo, mancanza di energie per fare, difficoltà nel relazionarsi, poca pazienza, poca capacità di concentrazione, riduzione delle capacità di memoria, deficit di attenzione, ecc..) sia sul sistema nervoso di un piccolo che sta crescendo, che sul suo comportamento e sullo sviluppo delle sue capacità di regolazione emotiva. Tutto questo può creare un circolo vizioso negativo per la vostra relazione genitore- figlio.
Frequentemente le difficoltà del sonno del bambino sono attribuibili a falsi miti, metodi, consigli e comportamenti non adeguati nel rispondere ai bisogni, alle caratteristiche e ai tempi di quel bambino.
Spesso sono sufficienti piccoli accorgimenti comportamentali e tecniche mirate per restituire un sonno più riposante e ristoratore per tutti, salvo nel caso in cui invece il “disturbo” del sonno sia la spia di un altro disagio (ma questo si valuterà insieme).
Mi piace l’idea di potervi sostenere, accompagnandovi come genitori in questa avventura che può essere faticosa ma estremamente appagante, soprattutto se si usano le giuste risorse e strategie per il problema che state vivendo!
E ora tocca a voi!
Buon lavoro!
D.ssa Giovanna Loconte