MAMMA E PAPÀ SI SEPARANO: E ADESSO COSA SUCCEDERÀ?

Quando due persone decidono di separarsi possono farlo per molteplici ragioni, quella principale che li spinge ha sempre a che fare con il fatto che un rapporto è ormai percepito come irrecuperabile.

Quando a separarsi sono due genitori, l’aver generato uno o più figli, comporta il mantenere la responsabilità di tale ruolo, continuando ad occuparsi appunto di essi.

Tale responsabilità condivisa che prosegue nonostante la separazione non è però sempre così facile da gestire nella realtà.

Separarsi genera forti turbamenti emotivi sugli stessi adulti che avevano puntato molto sul rapporto attualmente finito. Nonostante questi vissuti gli adulti dovranno continuare ad occuparsi della quotidianità e soprattutto dei loro figli! Così per il grande carico emotivo potranno essere meno attenti ai figli, dal momento che dovranno anche gestire i propri sentimenti di rabbia, dolore e delusione. Ciò per dire che pure i genitori più premurosi e capaci possono non accorgersi dei problemi dei figli in tale situazione o sottovalutarli.

Questo articolo vuole dare attenzione a ciò che può passare nelle menti e nei cuori dei figli, per avere spunti su cui riflettere se si è genitori che stanno affrontando una separazione.

I pensieri dei figli

“Se mi comporto bene, mamma e papà toneranno insieme?”

“Papà se ne va, non lo rivedrò mai più?”

“Soffro quando litigano”

“La mamma piange sempre e si sfoga con me”

“Non vorrei che le cose cambiassero”

I segnali

In base al proprio carattere, personalità e storia ogni bambino reagirà in modi diversi a tale evento. Il suo livello di maturità raggiunto potrà influire sull’elaborazione della separazione.

Prima infanzia (0-2 anni): Anche se in questa fase della loro vita i bambini saranno prima incapaci e poi successivamente poco capaci di comunicare ciò che provano o di capire ciò che vivono, non saranno certo indifferenti al malessere di chi si occupa di loro (rabbia, depressione) o a rumori e suoni che esprimono rabbia e tensione o a silenzi pesanti. Potranno esprimere la loro sensazione che qualcosa non funziona con difficoltà nel sonno, cambiamenti nelle abitudini di evacuazione o alimentazione, morbosità nella relazione con un genitore.

Seconda infanzia (2-5 anni): Come per la prima infanzia, anche a questa età i bambini possono aver difficoltà nell’esprimere i loro vissuti, ma la capacità di comprendere ciò che avviene intorno a loro e le parole che sentono, aumenta. Inoltre, questa è anche la fase in cui si mettono al centro del mondo, prendendosi pure le colpe di cose che non dipendono da loro. Il malessere può manifestarsi con comportamenti infantili e regressioni (pipì a letto), difficoltà nel sonno, ad allontanarsi da un genitore, rifiuto della scuola materna o con l’espressione di forti emozioni come la rabbia.

Terza infanzia (5-10 anni):

In questa fase i bambini riescono a esprimere a parole ciò che pensano e colgono le sfumature nelle relazioni. Possono rendersi conto che altri amici e conoscenti hanno i genitori separati e reagire positivamente alla separazione se per loro mette fine a sofferenze e aggressività vissute.

Preadolescenza e adolescenza (10-16 anni):

Questa è un’età in cui i figli riescono a capire la complessità di una relazione e valutano anche le implicazioni economico, sociali ed emotive che la separazione comporta. Possono avere le idee chiare su di chi sia la colpa, anche se nessun genitore lo ha mai dichiarato.

Possono rivolgersi agli amici con cui condividere i loro vissuti piuttosto che con i genitori, che a questa età spesso vengono esclusi o non parlarne a nessuno.

Consapevoli della propria sessualità, possono avere un’opinione in merito ai nuovi compagni dei genitori.

Età adulta non è l’argomento di questo articolo, ma pure a questa età la separazione dei genitori crea turbamenti e reazioni.

Cosa fare

Affinché il cambiamento sia meno traumatico possibile si deve cercare di riportare l’attenzione ai segnali e ai bisogni del figlio, attuando degli accorgimenti come:

  • trovare il tempo e l’energia per esplorare ciò che il figlio prova e pensa;
  • legittimare le sue emozioni, riconoscendo che esistono e che sono dolorose o difficili da gestire (come per l’adulto);
  • rassicurare il figlio di non aver fatto o detto nulla che possa aver portato alla separazione, ma questa è avvenuta perché mamma e papà non si amano più;
  • rassicurare il figlio che essere genitori è per sempre (nonostante non sia sempre facile andare d’accordo con l’ex);
  • proteggere i figli dalle discussioni con l’ex: essere genitori per sempre significa mettere da parte i sentimenti verso l’ex (almeno con i figli e sfogandosi con altri), non avere con lui o lei un buon rapporto va a discapito di nostro figlio.
  • spiegare ai figli le proprie reazioni emotive (autorizzando così il figlio a esprimere e superare a sua volta le proprie). Se il genitore perde il controllo per brevi periodi non crea grandi danni al figlio, ma se questo avviene per periodi prolungati può danneggiarlo.
  • Sostenerli e proteggerli affinché non si sentano soli e impreparati nell’affrontare i cambiamenti che la separazione comporta.

La separazione è un processo, pertanto richiede tempo, per i bambini e per gli adulti, per adattarsi e ritrovare un nuovo benessere.

LA COPPIA SCOPPIA: il sonno agitato può essere uno dei segnali di malessere del bambino …

La coppia nel corso della sua esistenza si trova ad affrontare diversi eventi critici. Si definiscono con questa espressione le diverse prove che mettono in discussione gli equilibri raggiunti fino a quel momento dalla coppia, sul piano delle relazioni e dei vissuti emotivi.

L’arrivo e la gestione di un figlio rientrano in uno di questi eventi critici (così detti prevedibili), che attraverso grandi cambiamenti verificano la tenuta della coppia: rafforzandola o facendo emergere un conflitto latente o che viene eclissato, se i bisogni e le richieste inascoltate vengono spostate altrove.

Quando le cose vanno bene, la coppia cresce, quando le cose non vanno come dovrebbero, la coppia esplode o si allontana.

Crescere un figlio richiede che vengano messi in atto comportamenti volti all’accudimento e protezione, ma anche azioni che spingano all’autonomia (in ogni fase della vita di nostro figlio, coerentemente all’età e tappe di sviluppo, ne seminiamo continuamente), per consentire al nostro bambino un armonico sviluppo della sua personalità.

Quando una coppia è distante o è “scoppiata”, al figlio si fanno richieste proprie e improprie, in modo più o meno consapevole: di vicinanza, affetto, comprensione, attenzione, conferma del proprio valore, ecc… Una parte di richieste è naturale rivolgerla al figlio, ogni tipo di relazione dà risposta a dei bisogni (è la sua naturale funzione!), ma se tutto quello che il nostro compagno o compagna non ci dà lo richiediamo a nostro figlio, questo diventa improprio.

Quando il conflitto tra i partner resta latente, (ovvero nascosto), o si esterna, le richieste di sopperire alle mancanze si possono riversare sul figlio.

Nella notte, momento metaforico e di reale separazione, nel corso della quale si rielaborano i vissuti e le esperienze del quotidiano, il bambino può esprimere e lasciare andare il peso di queste richieste, quando sono eccessive.

I troppi pensieri spesso non lasciano fare dei tranquilli riposi agli adulti, perché non dovrebbero agitare i sonni dei bambini che li manifestano in modo più corporeo e meno consapevole?

Se la gestione del sonno del nostro bambino si fa complicata e tante strategie messe in atto non funzionano, è importante interrogarsi sulle priorità e sui nostri reali bisogni.

Dobbiamo domandarci se stiamo rivolgendo esclusivamente o prevalentemente a nostro figlio conferme di noi come persona (bisogno di sentire che ho un valore, di riconoscimento…) come compagna o compagno (bisogno di essere amati, di sicurezza, di sostegno, di accettazione incondizionata …) e non solo giustamente come madre (bisogno di sentirmi importante nel prendermi cura di qualcun altro, di tenerezza…).

Se ci rendiamo conto che questi bisogni il nostro partner non li appaga più, è possibile che stiamo sovraccaricando il rapporto con nostro figlio e anche attraverso il suo sonno agitato lui possa mostrarcelo.

Probabilmente è il caso di affrontare i nostri carichi emotivi per alleggerire il nostro bambino e il suo sonno, così riusciremo ad accompagnarlo in un percorso di crescita che risponda ai suoi reali bisogni, rendendolo sicuro e felice.